Case Study:
Progetto dell’impianto
elettrico di un capannone industriale
In questo esempio esamineremo
il caso di un semplice progetto per l’ammodernamento dell’impianto elettrico di
un capannone adibito a deposito di mobili e poltrone, che, per la quantità e il
tipo di materiale immagazzinato, viene classificato come ambiente a maggior
rischio in caso di incendio, ai sensi della norma CEI 64-8, con classe
antincendio pari a 30 (terminologia in uso alla data di redazione del progetto ).
Inoltre, all’atto della
costruzione del fabbricato, in relazione anche alla precedente destinazione
d’uso del locale, il progettista aveva ritenuto opportuno dotare il capannone
di impianto LPS, dotato di sei calate, di cui quattro agli spigoli del
fabbricato e due al centro delle pareti laterali dell’edificio (non riportate
sulle planimetrie).
La particolarità interessante
di questo semplice progetto consiste proprio nell’analisi della interazione fra
il nuovo impianto elettrico e l’LPS di categoria III preesistente, con
particolare riferimento alle condizioni da verificare per la tutela della
sicurezza dei lavoratori in caso di fulminazione. È evidente che un punto
critico per il progettista dell’impianto elettrico è quello di far sì che il
nuovo impianto non presenti punti critici in caso di fulminazioni.
Come previsto dalla norma CEI
81-1, “devono essere ritenute pericolose le scariche che si verificano fra
l’LPS esterno da una parte e i corpi metallici e gli impianti interni ed
esterni dall’altra….Le scariche pericolose possono essere evitate mediante:
-
collegamenti
equipotenziali
-
isolamento fra le
parti”
Come si nota nella relazione
tecnica, l’orientamento che nel caso in esame appare più percorribile, come
compromesso tra il rigore tecnico e il rispetto degli oneri contrattuali, è
quella dell’isolamento fra le parti. Sta alla sensibilità tecnica e
professionale del lettore valutare se questa sia stata effettivamente la scelta
più opportuna o semplicemente la più opportunistica.
Si noti infatti come venga
riposta anche l’attenzione del progettista sulla separazione delle
responsabilità fra il progetto del nuovo impianto elettrico e quello del
preesistente impianto di protezione dalle scariche atmosferiche (LPS,
Lightening Protection System). Il progettista elettrico, infatti, deve sempre
trovare il giusto equilibrio fra un dettagliato e chiaro dimensionamento di
tutti i parametri che concernono la sicurezza e la funzionalità dell’impianto e
l’assunzione di responsabilità che non competono al progetto elettrico e, anche,
che non sono previste dal contratto che lo lega al committente.
Nel caso in esame, il
progettista elettrico non deve ignorare che vi è un impianto LPS preesistente,
che può interagire con il nuovo impianto elettrico, ma simultaneamente non gli
compete il dimensionamento degli scaricatori (SPD), così come, ad esempio, il
dimensionamento delle parti metalliche esterne, che poterebbero essere
coinvolte dalla corrente di fulmine, in caso di scarica atmosferica diretta o
indiretta.
Anche l’impianto di terra è
preesistente. Compito del progettista è la verifica diretta, al sopralluogo, e
di calcolo, che tale impianto sia qualitativamente e dimensionalmente idoneo al
nuovo impianto elettrico.
Ecco qui di seguito un
estratto dalla relazione tecnica.
Relazione Tecnica
1) Oggetto ed esclusioni
Lo
stabile in oggetto, di costruzione relativamente recente, è composto da un
capannone a pianta rettangolare, con struttura portante in cemento armato e
pannelli di cemento prefabbricati.
L’altezza
dell’edificio è di circa 6 mt.
All’interno dell’edificio è ricavata un’area di due piani, con struttura metallica e adibita a uffici.
All’interno dell’edificio è ricavata un’area di due piani, con struttura metallica e adibita a uffici.
Sulla
base di quanto sopra e di quanto concordato con il committente, i principali
componenti dell’impianto elettrico sono i seguenti:
Interruttore
Generale dell’impianto e linea uscente
Quadro
Elettrico
Linee
di alimentazione luci interne
Linee
di alimentazione luci emergenza
Linee
di alimentazione luci esterne
Linee
di alimentazione prese bipasso 10/16 A
Linee
di alimentazione prese interbloccate
Impianto
di terra, in relazione alla protezione contro i contatti indiretti
2) Riferimenti normativi
Si
tratta di un edificio adibito ad ambiente di lavoro con impianti elettrici
utilizzatori alimentati da rete pubblica e munito di impianti ausiliari e
telefonici.
Per
il tipo e la quantità presunta del materiale mediamente presente in esso, il
locale sarà considerato a maggior rischio
in caso di incendio.
Norme applicabili:
Legge 5/3/90
n° 46 Norme per la sicurezza degli impianti
DPR 447
06/12/91 Regolamento di attuazione relativo alla
legge
5/3/90 n° 46
DLgs 626/94 Norme per il miglioramento della
sicurezza sul lavoro
DPR 547 27/4/55 Norma per la prevenzione degli
infortuni
sul lavoro
DM 16/2/1982 Elenco attivita’ soggette a
controllo dei Vigili del Fuoco per il rilascio del
CPI
Norme e guide CEI
64-8, con particolare
riferimento ai parr. 751.03
e 751.04
81-10 (per le problematiche
relative alla protezione contro il rischio
di
fulminazioni),
CEI 20-20,22,35 per i cavi
CEI
23-48,49,51 per
i quadri
CEI 23-3 per gli interruttori).
3) Descrizione dell’impianto
Si
tratta di impianto alimentato a 400V trifase dall’ENEL.
Il
punto di consegna è indicato in pianta, nelle immediate vicinanze del recinto
esterno.
Da
qui parte un cavo, protetto da magnetotermico differenziale con In= 63 A e Idn = 300 mA, che percorre un tratto
interrato attraverso il piazzale antistante l’ingresso, fino al punto in
corrispondenza del quadro elettrico del capannone. Tale conduttura e’ in pvc. Non
risultando conveniente l’esecuzione di uno scavo per la sostituzione con una
conduttura metallica (la cui sezione sarebbe comunque subordinata al calcolo
della corrente di fulmine), si proporra’ nei prossimi paragrafi
l’equipotenzializzazione della linea entrante mediante SPD.
Tutti
gli interruttori dell’impianto sono dello stesso costruttore, in modo che sia
assicurato il corretto coordinamento delle protezioni, sia in termini di
selettività, sia in termini di back up.
Negli
schemi unifilari di QG sono riportate le sezioni dei cavi e le portate relative
al tipo di posa adottato. Il potere di interruzione dell’interruttore nel
quadro contatore dell’ENEL, a inizio impianto, è di 10 kA, mentre nel quadro
generale gli interruttori hanno p.i. di 6 kA.
La
potenza complessiva dell’impianto, calcolata sulla base del fabbisogno delle
singole utenze e dei coefficienti di utilizzazione e contemporaneità concordati
con il committente, è di circa 15 kw, con possibilità di espansione fino a circa
25 kW.
Nell’area
magazzino prese e interruttori vanno installati ad altezza non inferiore a 1,5
mt dal pavimento.
I
cavi, gli apparecchi e le scatole vanno disposti in modo da evitare il pericolo
di urti e comunque installati, laddove possibile, a circa 2,5 mt di altezza.
I
cavi, in particolare, sono protetti con tubi di materiale non propagante la
fiamma e non propagante l’incendio.
Le
prese bipasso sono a servizio di carichi singolarmente in genere inferiori a
1kw.
La
posizione delle luci e delle luci di emergenza è indicata in pianta.
È opportuno
installare un pulsante di sgancio generale di emergenza dell’alimentazione (a
lancio di corrente) in prossimità dell’ingresso delle persone (si veda la
pianta), collegato con cavo resistente all’incendio, tipo FG10OM.
I materiali impiegati, sulla
base del rischio di incendio definito, devono essere dei seguenti tipi:
- quadro elettrico:
- involucri e strutture di sostegno
completamente metallici o in materiale plastico
autoestinguente;
- cablaggi interni realizzati con cavi di
tipo non propagante l'incendio
- eventuali cablaggi ausiliari soggetti a
surriscaldamento in caso di guasto protetti contro il
gocciolamento dell'isolante mediante calze
in materiale
siliconico;
- tutti i materiali plastici utilizzati per
canali, morsettiere, custodie di apparecchi e strumenti,
supporti, fascette, etichette, ecc.: di
tipo autoestinguente;
- passerelle
portacavi per la distribuzione principale: metalliche o in vetroresina;
- tutti i
materiali plastici utilizzati per tubazioni, canali, morsettiere, cassette, scatole,
coperchi, custodie, supporti,
fascette, etichette, ecc.: in materiale plastico autoestinguente, con
l'eventuale sola eccezione dei
componenti in materiale incombustibile.
Dato
il presumibile uso di personal computer, si prevede l’utilizzo di interruttori
differenziali per correnti unidirezionali e pulsanti (tipo A).
Area esterna
Il
piazzale esterno richiede l’installazione di corpi illuminanti con grado di
protezione almeno IP55, così come tutti gli altri componenti posti in opera all’esterno,
curando in particolare la tenuta all’acqua dei tubi di pvc nei giunti.
Le
condutture all’esterno del fabbricato, realizzate con cavo FG7, devono essere
meccanicamente protette con tubo corrugato pesante, con i diametri indicati in
pianta nella parte interrata, mentre sono in tubo di pvc rigido autoestinguente
nella parte a vista.
La
parte di conduttura interrata è indicata in pianta. La profondità di posa deve
essere di almeno 0.5 mt.
Bagni e Doccia
In allegato vi è la
suddivisione di principio in zone dei locali bagni con vasca o doccia.
Per le caratteristiche delle
varie zone si rimanda a quanto riportato dalla 64-8 e alla suddivisione di
principio in zone allegata (per il significato delle figure si faccia
riferimento alla CEI 64-8/7).
Prese e interruttori devono
essere al di fuori anche della zona 2. Si consiglia di porre anche eventuali
scaldaacqua, comunque protetti da differenziale da 30 mA, in zona 3.
Distanze di sicurezza
Le condutture interne vanno
poste a una distanza d dalle calate e
dai captatori almeno pari a
s=kc ki l/ km
secondo le indicazioni della
norma CEI 81-10.
ki e’
calcolato con la Tab. 10 della Norma CEI EN 62305-3. Assumendo che sia valida
la classe III per l’LPS in oggetto, risulta ki
= 0,04.
kc e’ ricavato dalla Tab. 11.
Nel caso in esame, facendo riferimento al Progetto dell’LPS, si ricava kc = 0,49.
Per
km, essendo in presenza sia di
aria che di calcestruzzo, si assume il valore 0,5.
Per
le condutture al livello del soffitto, risulta l ≅ 6 mt, mentre per le linee che
alimentano le prese interbloccate risulta l
≅ 4 mt,
da cui si ricava, con le ipotesi di cui al Progetto su menzionato, s = 24 cm nel primo caso e s = 16 cm nel secondo.
Collegamenti equipotenziali
Il
collegamento EQP va effettuato a valle del contatore, verificando che da quel
punto in poi non vi siano giunti isolanti e proteggendo gli eventuali tratti
che il conduttore di EQP percorre a vista con adatto tubo di PVC, secondo
quanto sopra riportato.
Analogamente
andranno collegate al collettore di terra eventuali altre masse estranee
entranti.
Anche
tra i corpi metallici esistenti all’interno del volume da proteggere e fra
questi e l’LPS va prevista l’equipotenzialità. Tali prescrizioni rientrano
nell’ambito degli aspetti progettuali dell’impianto di protezione dalle
scariche atmosferiche e pertanto si rimanda alle valutazioni di dimensionamento
ad esso relative.
Le condutture dell’acqua
entranti nell’edificio devono essere collegate al più vicino collettore di
equipotenzialità. Inoltre, essendovi delle implicazioni sull’architettura dell’impianto elettrico
da parte dell’LPS, si evidenzia, a titolo informativo per il committente,
quanto segue:
Ø va effettuata l’equipotenzializzazione,
oltre che delle condutture idriche entranti, anche delle linee di energia e
telecomunicazioni (informandone i Gestori o le Autorita’ competenti).
“Nel caso di linee e corpi metallici esterni
connessi alla struttura è sempre necessario effettuare l’equipotenzializzazione
(connessione diretta o mediante SPD) nel loro punto di ingresso nella
struttura” (CEI EN 62305-3 par. 6.3).
Essendo la consegna in Bassa Tensione,
l’equipotenzializzazione puo’ essere effettuata immediatamente a valle del
quadro generale.
Ø gli SPD da utilizzare per il
collegamento equipotenziale delle linee elettriche devono essere di classe di
prova I, con Iimp>kc I,
livello di protezione Up inferiore al livello di tenuta ad impulso
dell’isolamento tra le parti.
Si ricordi che Iimp ≥ IF /n’, dove n’ è il numero dei conduttori entranti, e, in assenza di linee
aeree, IF = ZI/(n1Z+Z1), dove
I e’ la corrente di fulmine calcolata
in base alla Tab. 5 della CEI EN 62305-1 (ipotizzando un LPS di classe III,
vale I=100 kA), Z e Z1 si calcolano dalla Tab. E1
della medesima Norma, n1 e’ dato dal numero di
servizi entranti, esclusi quelli di TLC.
Come si può rilevare, la scelta dell’SPD è
subordinata al tipo di LPS e quindi alla valutazione del rischio.
In generale, comunque, l’installazione degli
scaricatori deve seguire criteri di posa ben precisi (assenza di spire,
percorso del g/v il più breve possibile ecc.) con l’eventuale utilizzo dei
fusibili indicati dal costruttore di SPD e con modalità di collegamento
dipendenti, tra l’altro, dalla loro ubicazione rispetto al differenziale
generale dell’impianto.
I
collegamenti equipotenziali devono essere realizzati nel modo più diretto e
dritto possibile, con conduttori di sezioni minime date dalle Tabb. 8 e 9 della
Norma CEI EN 62305-3 (valore commerciale di 16 mmq per il collegamento in rame
fra i collettori equipotenziali e il dispersore e 6 mmq fra i corpi metallici e
i collettori equipotenziali). I collettori equipotenziali devono avere sezione
di almeno 50 mmq, se anche essi di rame (CEI EN 62305-4 Tab. 1).
Quando
non è possibile realizzare distanze maggiori della distanza di sicurezza lungo
tutto il percorso, deve essere effettuata l’equipotenzializzazione all’LPS nel
punto di riferimento e in quello più lontano.
Per
quanto possibile, inoltre, deve essere minimizzata l’area di eventuali spire,
disponendo i cavi in prossimità dei componenti naturali della struttura messi a
terra e/o affiancando, per quanto possibile, le linee di energia a quelle di
segnale.
L’installazione
di tubi di metallo per i servizi igienici comporta l’obbligo di collegamento
degli stessi mediante EQS da 6 mmq, all’ingresso nel bagno (si veda
l’Allegato).
Impianto di terra
L’impianto
di terra è costituito da un dispersore ad anello posato intorno al fabbricato.
Il dispersore,
la cui ubicazione è riportata in pianta, è collegato con cavo G/V da 16 mmq,
come indicato negli schemi allegati, al collettore di terra.
Il conduttore
di terra deve essere protetto, oltre che contro la corrosione, anche
meccanicamente, con tubo di pvc.
Sarà
cura dell’installatore effettuare una misura preventiva della Rt,
come da CEI 64-8/6, prima dell’attivazione dell’impianto.
Anche per l’impianto di terra occorre
fare riferimento al ‘Progetto LPS’ di cui sopra.
Impianti speciali
Tutti
i cavi relativi agli impianti speciali e cioè i cavi di segnali e quelli
operanti a tensioni inferiori a 230V (per es. 24, 12V ecc.) devono alloggiare
in canalizzazioni separate da quelle adibite al trasporto di energia a 230V.
Un eventuale impianto di rivelazione antincendio dovrà
essere realizzato in conformità alla Norma UNI 9795 e alla Norma UNI EN 54, con
la centrale provvista di alimentatori e batterie in grado di garantirne il
funzionamento per almeno 24 ore, in caso di mancanza della rete di
alimentazione primaria.
Illuminazione di sicurezza e di emergenza
L’impianto di illuminazione di sicurezza deve rispondere
ai requisiti della Norma UNI EN 1838 ed intervenire in un tempo inferiore a 0,5
sec.
È alimentato a tensione di rete tramite batterie di
accumulatori locali installati direttamente all’interno delle lampade di
sicurezza, dimensionate per garantire un’autonomia a carico nominale non
inferiore a un’ora, in caso di mancanza della rete di alimentazione primaria.
L’illuminazione di sicurezza ha lo scopo di garantire la
sicura evacuazione delle persone, in caso di necessità, con i livelli minimi di
illuminamento previsti dalle norme (5 lux).
I
circuiti di alimentazione soddisfano quanto riportato al par. 563 della CEI
64-8.
Per
quanto riguarda la riconoscibilità dei segnali, deve essere A > L2/2000. (A è la
superficie del cartello in m2 e L la distanza in metri, come da DL
493/96), mentre la visibilità è data da d
= S x p (d è la distanza di osservazione, p l’altezza del pittogramma e S=200
per i segnali autoilluminanti, 100 per quelli illuminati dall’esterno.
Si suggerisce che la protezione di questa linea contro
il corto circuito sia dotata anche di dispositivo per segnalazione ottica e
acustica di intervento.
Raccomandazioni realizzative
I cavi elettrici sono del
tipo FG7OR (per le utenze esterne e per le dorsali principali di distribuzione)
con tensione di
isolamento 0.6/1 KV e N07V-K, secondo
quanto indicato anche negli schemi unifilari, non propaganti la fiamma (CEI 20-35) e non
propaganti l’incendio (CEI 20-22) e meccanicamente protetti in tubo di pvc, ai
sensi della CEI 64-8/7.
Per i conduttori di terra sono da utilizzare cavi
N07V-K, con sezioni secondo quanto prescritto dalla CEI 64-8.
Si raccomanda che per il
collegamento di eventuali apparecchi mobili o trasportabili o comunque
alimentati dalle prese installate, si utilizzino cavi con la minima lunghezza
possibile.
A tale scopo, le prese fisse
sono state ubicate nelle posizioni indicate come le più opportune per
l’esercizio delle attività.
Per correnti fino a 16A le
prese a spina mobile devono essere fornite di dispositivo di ritenuta che ne
impediscano il distacco involontario. Per utenze superiori a 1kw è richiesto
l’interblocco.
Non sono previsti e non vanno
effettuati attraversamenti di strutture portanti.
Le portate
nominali dei cavi sono quelle ricavate dalle tabelle CEI-UNEL 35024/1e 35024/2,
e tengono conto del valore di massima temperatura ambiente di progetto e delle
effettive condizioni di posa (tipo di condotti portacavi e vicinanza tra cavi
diversi).
Il dimensionamento delle condutture tiene conto anche
di:
- valore della caduta di tensione;
- coordinamento tra le caratteristiche della
conduttura e quelle del relativo dispositivo di protezione, in termini di
correnti di cortocircuito massime
e minime e
di energia specifica
passante, in tutte
le configurazioni di esercizio previste per la rete.
Il
coordinamento tra conduttura e dispositivo di protezione al sovraccarico è
garantito dalla verifica delle condizioni imposte dalla norma CEI 64-8/4 art.
433.2:
Ib
< In < Iz per gli interruttori magnetotermici (1)
dove:
Ib è la corrente di impiego
del circuito
Iz la portata in regime
permanente della conduttura
In la corrente nominale del dispositivo
di protezione
Il
dimensionamento delle protezioni dal corto circuito prevede che tutti i
circuiti siano protetti da dispositivi in grado di interrompere le correnti di
cto-cto prima che queste possano divenire pericolose per gli effetti termici e
meccanici nei conduttori.
L’intervento
dei dispositivi a massima corrente previsti avviene in un tempo inferiore a
quello che porterebbe la temperatura dei conduttori oltre il limite
ammissibile.
La
verifica progettuale a che l’energia lasciata passare dalla protezione sia
inferire a quella sopportabile dal cavo va effettuata sulla base della
relazione definita dalla norma CEI 64-8/4 art. 434.3.2.:
Icc2 t < K2 * S2
Ponendo:
K= 115 per conduttori in rame
isolati in pvc
K= 143 per conduttori in rame
isolati in gomma etilpropilenica
I
quadri elettrici (quadro contatore e quadro generale capannone) sono a
struttura modulare con attacco a barra DIN, muniti di porta con chiusura.
I
collegamenti delle masse e delle masse estranee al potenziale di terra sono
realizzati con capicorda o morsetti. Le derivazioni sono realizzate con
morsetti indipendenti provvisti di serrafilo a mantello in materiale isolante
nelle apposite cassette di derivazione.
I
componenti elettrici utilizzati devono riportare il marchio CE e, quando
applicabile, il marchio IMQ.
Il
quadro elettrico deve inoltre riportare i dati del Costruttore/Installatore che
ne garantisce la funzionalità, la sicurezza e il corretto dimensionamento
termico, nonché l’indicazione dei parametri elettrici richiesti dalle norme
(tensione massima, potenza ecc.).
Ogni linea nel quadro
elettrico deve essere identificata mediante etichette apposte in prossimità del
rispettivo interruttore e nelle cassette di derivazione.
Per
i tubi in PVC il rapporto tra il diametro interno del tubo e quello del fascio
di cavi deve essere superiore a 1,3.
Il
numero di circuiti raggruppati (e quindi la portata dei cavi), riportato per
ogni linea negli schemi unifilari, fa riferimento a ben precise condizioni di
posa, di cui si è detto poc’anzi e non va superato, per non degradare il cavo
al di sotto del limite imposto dalla (1).
La
ubicazione dei quadri è indicata nella planimetria allegata, mentre la composizione
è desumibile dagli schemi unifilari, così come le sezioni dei cavi, le cadute
di tensione ecc.
Il
massimo valore di c.d.t. all’utilizzatore è assunto pari al 4%.
Gli apparecchi di
illuminazione sono essenzialmente di tre tipi: fari da esterno, tubi
fluorescenti da 2x36W e 4x18W e lampade a incandescenza.
Le
derivazioni delle utenze dal circuito trifase, così come indicato negli schemi
unifilari, sono realizzate in modo da distribuire i carichi il più possibile
uniformemente sulle tre fasi.
In caso contrario, infatti,
si rischierebbe di sovraccaricare qualcuna delle fasi, con conseguente scatto intempestivo delle
protezioni magnetotermiche.
Non
sono previste insegne luminose del tipo a catodo freddo, né impianti di
antenna.
Tutti
i componenti esterni devono avere grado di protezione almeno IP55, mentre
quelli interni IP44 e comunque devono essere protetti da urti o posti in
posizione al riparo da manovre accidentali di mezzi meccanici.
Per
ridurre i rischi di corrosione, occorre evitare il contatto della giunzione con
l’ambiente umido, limitare le coppie elettrochimiche e, nel caso di contatto
tra metalli diversi, usare morsetti con potenziale elettrochimico intermedio.
Il
dispersore è individuabile mediante appositi cartelli indicatori disposti nelle
immediate vicinanze dei pozzetti di ispezione.
Tutte
le apparecchiature, nonché le masse estranee sono collegate al potenziale di
terra.
È
previsto un impianto di terra unico per tutte le utenze, come da schemi e
piante allegate.
I soli circuiti esistenti dopo la realizzazione del nuovo
impianto devono essere quelli indicati nel presente progetto.
Dimensionamento delle protezioni
Nel
seguente paragrafo sono riportate i principi per il dimensionamento
dell’impianto di terra, nonché la scelta delle sezioni dei conduttori PE, EQP e
EQS.
Il
valore della corrente Ia che provoca il funzionamento automatico del
dispositivo di protezione a corrente differenziale deve essere tale che risulti
verificato quanto richiamato dalla CEI 64-8:
Rt
* Idn < 50 V (2)
Essendo
Idn la corrente di intervento del differenziale meno
sensibile.
Tale
scelta è anche giustificata dalla ipotesi che possono fluire verso le masse
estranee correnti di dispersione singolarmente sotto la soglia di intervento
del rispettivo differenziale, ma complessivamente di entità significativa per
la tensione di contatto.
Il
valore teorico di Rt per un dispersore ad anello è
dato da:
Rt » r / 4𝜌2r [ln(8r/a) +
ln(4r/H)]
Con
r raggio dell’anello, a raggio del dispersore, 𝜌 resistività del suolo, H profondità di posa.
In realtà,
nel caso in esame il dispersore è un rettangolo più che un anello. Tuttavia, assumendo
per esso una circonferenza di circa 110 mt. e per la resistività del terreno
200 Ohm-mt (terreno pietroso), risulta complessivamente Rt dell’ordine di 4
Ohm, con il che
la relazione (2) risulta ampiamente verificata.
Misure
della resistenza di terra hanno confermato tale previsione, evidenziato un
valore non superiore a 3 Ohm.
Per
quanto riguarda le sezioni dei conduttori PE, EQP e CT si utilizza la tabella
54F della norma CEI 64-8 nelle ipotesi più gravose con conduttori in rame.
Di
conseguenza si ottiene per il conduttore di terra S= 16 mmq, per i collegamenti EQP principali S= 10 mmq, per gli EQS S=6
mmq e per i conduttori di protezione S=
Sfase.
Le
masse e le strutture metalliche vanno parimenti collegate a terra con
conduttore g/v almeno da 6 mmq.
I valori sopra riportati
fanno riferimento al dimensionamento in sicurezza dell’impianto elettrico,
tenendo conto della presenza dell’LPS. Tuttavia, si precisa che questo
documento non ha per oggetto il dimensionamento dell’LPS stesso né di tutto
quanto ad esso correlato e non pertinente all’impianto elettrico (ad esempio,
il collegamento equipotenziale all’LPS di masse metalliche esterne e non
entranti nel capannone).
Anche per il collegamento dei
conduttori interni ed esterni al potenziale di terra mediante scaricatori,
occorre fare riferimento al ‘Progetto LPS’ e a sue eventuali varianti.
